incesto
Con la zia in maremma - 4
di unodeidue
01.05.2024 |
13.171 |
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"Perché no? Così mi diceva Andrea..."
Quando siamo arrivati a casa di zia Wanda, lei e mia mamma sono salite al primo piano, dove avrebbe dormito mamma, con la scusa di fare il letto e di mettere a posto le cose. A raccontarsi le loro cose di donne mature, ma anche del sesso che facevano. Zia Wanda ne faceva, eccome.E forse anche mamma, almeno con me, ne aveva fatto, eccome se ne aveva fatto, proprio la sera prima.
Siamo rimasti io e Andrea, lì nel soggiorno, ad aspettarle.
Un po’ ci guardavamo. Ma non sapevamo cosa fare. Di sicuro quelle due non sarebbero scese subito. Abbiamo anche sentito che chiudevano la porta, per non essere disturbate. Forse parlavano di sesso. Oppure lo stavano facendo.
E noi due?
Potevamo fare lo stesso anche noi, intanto che quelle scendevano. Perché no? Così mi diceva Andrea.
Un pompino reciproco nell’attesa, tanto per ingannare il tempo, così mi aveva proposto.
L’avevo già fatto, il sesso a due, con lui. Non sapevo che dire. Intanto, da quella volta, anzi da quelle volte di dieci anni fa che ero stato da zia Wanda, non l’avevo più fatto, il sesso tra maschi.
Non che non mi piacesse. Anzi. Diciamo la verità, a quei tempi era stato bello. Me lo ricordo come fosse oggi, di come lo facevamo allora.
Ci mettevamo in tre, tutti e tre nudi, sul lettone e io subito a leccare la fica di zia Wanda. Volevo farla venire prima possibile.
Appena veniva, lo sapevo, le veniva voglia di prenderlo dentro e a quel punto si metteva alla pecorina, con la fica in posizione, che grondava, tanto era bagnata. Entravo come un coltello nel burro. E intanto che la chiavavo, alzavo il culo. Per farmi fottere da lui. Qualche volta glielo chiedevo io, se non si era già mosso lui. Mettiti dietro di me, l’ultimo vagone del treno, come diceva lui. E giocavamo al trenino. Lui era l’ultimo vagone, quello che spingeva più di tutti. Potevo anche stare fermo, io. La botta che mi dava nel culo, Andrea, bastava per spingere il mio nella fica di zia Wanda.
Gridava lei, per la botta che le davo io nella sua fica bagnata. Gridavo io, per la botta che mi dava Andrea nel culo. E gridava anche Andrea, il tuo culo è meglio di una fica, così mi diceva.
Erano grida di godimento, un po’ di male e un po’ di godimento le mie.
Sempre più di godimento, che di male. Infatti, venivo sempre io per primo. Subito dopo, veniva zia Wanda, un’altra volta. È pluriosgarmica, zia Wanda, può venire anche quattro volte in un pomeriggio di sesso scatenato. A due o a tre. Bastava che ci fosse almeno un cazzo per lei.
Qualche volta Andrea non era ancora venuto e allora dovevamo pensarci noi. Sua sorella, se ne aveva ancora voglia, se lo prendeva dentro. Davanti o dietro. Oppure prima davanti, poi di dietro. Finché veniva. E se non aveva voglia lei, ci pensavo io. Se non mi faceva male, gli davo il culo ancora, fino a farlo sborrare. Qualche volta mi faceva proprio male, allora glielo prendevo in bocca. E mi veniva in bocca, la sua sborra dolce, un po’ l’ingoiavo, come faceva zia Wanda con me. E un po’ la sputavo.
L’avevo già fatto, il sesso a due, con lui. Ma poi basta, con nessun altro maschio. Avevo imparato a far sesso con le ragazze, a farmi dire di sì, e mi divertivo troppo per cambiare verso.
Magari un’altra volta, con Andrea l’avrei fatto ancora, ma non quel pomeriggio. Quel pomeriggio, appena arrivato in Maremma da zia Wanda, avevo solo un pensiero fisso, fare sesso a tre, con zia Wanda e con mamma. A giocare con le tette di tutte e due. A pesarle, quali erano le più sode, le più dritte. A leccare la fica di una, mentre chiavavo l’altra. E poi a cambiare posizione, leccare l’altra e chiavare quella di prima. Appena Andrea se ne fosse andato, avremmo fatto sesso noi tre. Lo sapevo. E quindi niente Andrea, per il momento.
Magari domani, gli dissi, chissà. Ma adesso no.
E invece.
Appena sono tornate giù, prima Wanda e poi mia mamma, si sono acquattate nella camera di zia Wanda, con Andrea. Si sono chiusi dentro.
Mamma mi ha detto, fa’ un giro, Francesco, ci vediamo dopo, adesso dobbiamo parlare di cose nostre, di famiglia, ci vediamo dopo. Fa’ un giro per il podere, vai. E si sono chiusi dentro, Andrea, Wanda e mia madre. Altro che a parlare di cose loro, quelli volevano fottere tra di loro.
Avevo fatto così, come aveva detto lei, un giro intorno alla cascina. Ma appena ho sentito la macchina di Andrea che ripartiva, sono rientrato di corsa. Sono entrato in camera, erano nude, sul letto. Mi sono spogliato anch’io e, senza nemmeno aspettare che si lavassero, mi sono buttato sul letto, nudo, in mezzo ai loro due corpi nudi, accaldati e sporchi della sborra di Andrea, a prendermi finalmente la mia razione di tette, di fica e di culo, la mia razione di mamma e di zia Wanda.
Quando stavo a occhi chiusi, e stavo quasi sempre a occhi chiusi, ubriaco di sesso, non le riconoscevo nemmeno, di chi erano le tette, di chi la bocca. Di chi era la tetta che stavo succhiando, e chi era che me l’aveva preso in bocca, zia Wanda o mammina? E ora, chi stavo chiavando, mammina o la zia? E adesso, voltate com’erano, di chi era questo culo che stavo scopando?
Ma poi cosa importa, se era di mia mamma o di zia Wanda? Intanto sono uguali, come corpo, come pettinatura, come calore, come pelle, come peluria, come voglia, come gridolini di godimento che fanno.
Forse questo culo che sto scopando è di mammina, per come grida, è lei.
È a lei che piace in quel modo, è lei che fa quei versi. Ma anche zia Wanda lo prende in culo volentieri, eccome. È lei che mi ha insegnato come fare. E comunque, chissenefotte, chiava e basta.
E adesso, dove stavo sborrando? Sulla schiena di mamma o su quella di zia Wanda? E adesso chi me lo sta ciucciando, per farmelo tornare duro?
Forse è mia mamma, è lei la specialista del pompino. Ma anche zia Wanda è brava. Sono le specialità della casa, del casato.
Quando mi sono alzato, che mi scappava di fare pipì, le ho viste, loro due, a posizionarsi per farsi un sessantanove, e gridavano e godevano, di nuovo. Mentre uscivo dalla stanza, ho accarezzato distrattamente la chiappa che avevo davanti, bellissima, tonda, soffice e dolce, non so di chi, e sono andato in gabinetto.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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